Si chiama Leucokasos, ovvero dell’oliva bianca dell’isola di Kasos, in Grecia (in italiano Leococarpa, oppure Leucolea), e ora è stata fatta crescere anche a Civita Castellana, nella Tuscia viterbese, grazie ad un appassionato di culture antiche. Introdotta, anticamente, durante la colonizzazione di quella che sarà la Magna Grecia (il sud d’Italia), oggi si trova più diffusamente in Calabria. Un frutto così particolare non poteva che simboleggiare la purezza, ed essere utilizzato sopratutto per scopi religiosi. Tra l’altro, il suo olio era perfetto i rituali, perché non produce fumo se bruciato nelle lanterne. Come ricorda la Bibbia, veniva usato per ungere le persone importanti, tradizione che è arrivata fino a noi: questo è l’olio del crisma, utile per i sacramenti come per ungere gli imperatori durante la cerimonia dell’incoronazione. Il fatto di avere un’aurea “spirituale” ha fatto sì che piante di Leucocarpa si trovino sopratutto nei pressi dei conventi, a conferma di uno stretto legame tra l’oliva e il sacro, sempre esistito. Basti pensare al di là delle religioni, l’uomo ha sempre associato l’aspetto sacro all’olio di oliva, oppure l’ha caricato di profondi significati, basti pensare all’olivo considerato simbolo di pace, come alla sua origine mitologica: Atena (Minerva) disputandosi con Poseidone la sovranità dell’Attica, fu prescelta da Zeus perché concepì la pianta di olivo, utile per produrre l’olio, mendicare le ferite e offrire nutrimento alla popolazione.